Aggiornamento del software installato

Utilizzare software opensource ha vantaggi e svantaggi.
Uno degli svantaggi, o quantomeno effetti collaterali, è che relativamente spesso vengono rilasciati aggiornamenti di software comuni, caratteristica per'altro comune anche a software proprietario.
Le nuove versioni possono avere nuove feature, dei bug corretti o dei buchi di sicurezza tappati.
Abituarsi a sapere quali software vengono utilizzati sui server in produzione e sapere che è fisiologico doverli aggiornare è fondamentale per un approccio sicuro all'uso di Linux su server pubblici.

Ogni sistema Linux DEVE (dovrebbe?) essere aggiornato appena dopo l'installazione ed essere mantenuto costantemente aggiornato, almeno per i programmi che offrono servizi accessibili dalla rete.
Ogni distribuzione Linux seria prevede il rilascio regolare di pacchetti di aggiornamento (alcuni li chiamano "errata") per il software fornito con i CD ufficiali.

Possono essere diversi gli strumenti utilizzati in diverse distribuzioni (i principali sono: apt per Debian e derivate, yum per Fedora e derivate, swaret per Slackware, yast2 per Suse, urpmi per Mandrake...) ma simile è la loro logica: permettere l'aggiornamento, anche automatico, di tutti i pacchetti installati sul sistema, appoggiandosi a mirror pubblici ufficiali.
In linea con la logica conservativa dei sistemi di pacchettizzazione del software su Linux, gli aggiornamenti generalmente non generano disservizi:
- Se si sono dipendenze, queste vengono gestite coerentemente;
- I file di configurazione modificati dall'utente non vengono sovrascritti;
- I servizi vengono patchati e riavviati;
- Tutto funziona esattamente come è giusto che funzioni (e non si deve riavviare il sistema se non per l'aggiornamento del kernel stesso).

E' possibile valutare e decidere, sulla base della criticità, del numero e di quanto sia aderente agli standard della propria distribuzione, se gestire in modo automatico gli aggiornamento (tipicamente tramite schedulazione notturna) o farlo manualmente.
In ogni caso è buona norma, soprattutto se si devono amministrare più server Linux, avere in un proprio repository locale un mirror con tutti gli aggiornamenti che vengono rilasciati.
Fa risparmiare parecchio tempo e, se ben mantenuto, facilita l'ordinaria amministrazione e l'aggiornamento dei server.

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