Modelli di business basati su Linux

Sul fatto che Linux costituisca una opportunità di business non ci sono dubbi: esistono società quotate al Nasdaq, come RedHat o Va Linux che basano interamente il loro fatturato su Linux, esistono giganti dell'informatica che l'hanno abbracciato e lo sostengono pesantemente (IBM, Oracle per fare solo due nomi), esistono migliaia di piccole e medie realtà informatiche che lo utilizzano e lo propongono ai loro clienti.
I modelli di business che si prospettano sono per certi aspetti convenzionali e comuni, per altri alternativi e in qualche modo rivoluzionari.
Vediamo i modi e i player che possono lavorare con Linux:

ISV - Indipendent Software Vendor
Per chi produce software commerciale Linux è un normale sistema operativo su cui è possibile basare il proprio prodotto. La sua diffusione sul lato server è tale da giustificare investimenti e raggiungere una massa critica di clienti, sul desktop, probabilmente, i numeri non sono ancora interessanti, ma sono in molti a scommettere che sono destinati a crescere fortemente.
Va sottolineato che chi produce proprio software per Linux non ha particolari vincoli o limiti alla possibilità di venderlo con una licenza proprietaria e non è obbligato a mettere a disposizione i sorgenti.
Lo diventa nel momento in cui INCLUDE nel proprio software parti di codice rilasciato con licenza GPL o nel momento in cui prende un progetto GPL e lo modifica e adatta ai propri scopi.
Quando questo succede scatta inesorabile e doveroso il vincolo forte di questa licenza: tutto il software modificato va rilasciato con la stessa licenza GPL e i diritti d'autore dei rispettivi autori mantenuti.
Per quanto alcuni vogliano far passare questa caratteristica della General Public Licence come una "viralità maligna" che impedisce di fare business con il software libero, questo principio è di fatto ovvio e sacrosanto, in pratica non rende possibile prendere codice di altri, modificarlo, includerlo in un proprio progetto e rilasciare il progetto stesso con una licenza proprietaria e chiusa, rivendicandone di conseguenza anche i diritti d'autore e le relative proprietà intellettuali.
Per inciso, la licenza BSD o il software di pubblico dominio permettono questo, la GPL no e, a ben vedere, non senza ragioni: nessuno deve poter "rubare" codice di altri e beneficiarne direttamente senza ricambiare il beneficio alla comunità, rilasciandolo a sua volta mantenendo la stessa licenza.
Chi ha necessità di utilizzare parti di codice GPL nei propri progetti e al contempo intende rilasciarlo con licenza proprietaria senza rendere pubblici i sorgenti, deve cercare di tenere separate le parti derivate da GPL (e continuare a rilasciarle sotto GPL, con tral'altro i vantaggi in termini di sviluppo e supporto del caso) da quelle completamente proprie ed autonome.
In questo caso si parla di software "associato" e non derivato, dove del codice proprio può utilizzare librerie o parti di codice GPL ben separate e in qualche modo indipendenti.
Esistono numerosi esempi di società che hanno praticato un simile approccio, rilasciando parte del loro lavoro sotto GPL e parte sotto licenza proprietaria. IBM con WebSphere ne è un chiaro esempio: il prodotto si basa su Apache che ha una licenza aperta, ma contiene parti proprietarie che IBM rilascia con una normale licenza chiusa.

VAR - Value Adder Resellers e VAD - Value Added Distributors
Chi lavora nel canale di vendita di hardware o di soluzioni software ha ormai da tempo acquisito le strutture, le professionalità e l'operatività per fornire servizi a valore aggiunto ai propri clienti. Per questi attori il business rimane incentrato sulla attività di rivendita affiancata alla fornitura di soluzioni complete, dove l'hardware o il singolo prodotto software è solo una parte di una commessa.
In questi casi fornire soluzioni basate su Linux diventa una logica conseguenza di un modello di business già praticato, che non richiede stravolgimenti nelle proprie strutture, se non l'aggiornamento delle competenze del proprio personale tecnico. Il vantaggio più evidente di Linux, in questo caso, è la mancanza di un costo per la licenza, che comporta per il rivenditore maggiori margini per il proprio valore aggiunto, ma in realtà altri vantaggi si sommano: una maggiore facilità di amministrazione e gestione remota, una stabilità e sicurezza probabilmente maggiori (a condizione che le procedure di installazione e aggiornamento vengano eseguite a regola d'arte), la maggiore possibilità di fornire contratti di assistenza tecnica e di erogarli più facilmente da remoto.
L'assistenza e il supporto del produttore è comunque garantita e acquistabile (generalmente a prezzi concorrenziali) da chi realizza la distribuzione adottata, per cui ci si può rivolgere anche ai clienti più esigenti offrendo soluzioni certificate e supportate dalla casa madre.

Consultants
La quantità crescente di server Linux in circolazione richiede degli amministratori di sistema in grado di installarli, configurarli e gestirli. Se è vero che è fondamentalmente più semplice gestire un server Windows, data la presenza di semplici tool visuali di configurazione, è anche vero che le problematiche di sicurezza, stabilità e performance di un server richiedono competenze comunque elevate e skill tecnici approfonditi in qualsiasi caso.
Società e singoli professionisti che offrono servizi di consulenza possono implementare per conto dei loro clienti soluzioni basate su Linux utilizzando hardware relativamente meno costoso e tendenzialmente senza costi di licenza per il software.

Corsi, divulgazione e formazione
Il fermento intorno a Linux è evidente, l'informatica è diventata troppo diffusa ed importante per poter rimanere vincolata ad un monopolio di fatto che mantiene i prezzi del software di consumo artificiosamente alti.
Il numero di persone che si avvicinano a Linux per curiosità, interesse, studio o lavoro è destinato a crescere e quindi cresce la domanda di formazione.
In Italia esistono ormai una decina di riviste esclusivamente dedicate a Linux e all'OpenSource e praticamente tutte le riviste di informatica hanno sezioni e notizie sul "Pinguino", i libri tradotti o scritti direttamente in Italiano sono centinaia, molte sono le società, le scuole e gli enti di formazione che offrono corsi su Linux.
Il mercato in questo senso è già maturo, per certi aspetti saturo, ma comunque in espansione e quindi offre ancora opportunità e spazi.
Oltre alla formazione professionale specialistica, per amministratori di sistema e tecnici qualificati su Linux, esiste un campo ancora poco esplorato ma destinato a crescere con l'affermazione di Linux sul desktop: la formazione per gli utenti finali, l'uso di strumenti come OpenOffice e di interfacce grafiche per il desktop com KDE e GNOME.

Produttori di dispositivi elettronici
Per chi produce dispositivi elettronici di qualsiasi natura, Linux costituisce una inaspettata e flessibilissima risorsa. E' un sistema operativo robusto, stabile e con un esteso supporto di device hardware diversi. Può essere reso molto snello e leggero e quindi si presta anche ad essere utilizzato in dispositivi embedded, per l'elettronica di consumo o qualsiasi altro campo, in cui di fatto quello che si vende è il prodotto fisico e non il software che ne gestisce le funzionalità.
La possibilità di utilizzare Linux e stimolare l'interesse di una moltitudine di appassionati, apre prospettive, funzionalità e possibilità di espandibilità enormi, al punto, in certi casi, da far diventare un oggetto elettronico particolarmente versatile, un vero e proprio culto con una schiera di appassionati in grado di utilizzarlo per gli scopi più disparati (cosa c'è di meglio per chi questo oggetto lo produce?).
Linux si trova in dispositivi quali (si limitiamo a citare i nomi più famosi):
- Palmari (Sharp Zaurus, IBM e-LAP e molti altri);
- Telefoni cellulari e smartphone (Motorola A760, Ericsson cordless webpad/phone);
- Telefoni IP based (Panasonic IP-phone, Aplio/PRO IP Phone, snom 100 VoIP phone);
- Videocamere basate su IP (Axis, Mobotix);
- Videoregistratori digitali (Tivo, Sony CoCoon, NEC AX10, HP Digital Entertainment Center);
- SetTopBox (Motorola DCT5000);
- Autoradio (PhatNoise PhatBox, Empeg car audio player);
- Videoterminali per l'Home Automation (Philips iPronto);
- Decoder satellitari (Dreambox);
- Router, firewall, wireless access points, PBX digitali (Toshiba Wireless Mobility Server, BlueLAN, Zultys MX1200 PBX e molti altri);
- Console da videogiochi (Playstation2 e, tramite hacks, X-box);
- Robot (Wakamaru, Fujitsu HOAP-1, NASA Personal Satellite Assistant)
e poi orologi digitali, web pads, terminal server e una quantità crescente di variegati dispositivi elettronici.

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