Linux nella PMI: Vantaggi e Svantaggi

Analizziamo come Linux si presta ad essere utilizzato in piccole e medie aziende la cui attività non è necessariamente collegata all'informatica.
In questi contesti tipicamente esistono vari computer desktop, basati su Windows, che vengono utilizzati dal personale locale, uno o più server interni (per la condivisione di file e stampanti, per una eventuale Intranet con gestionale accessibile via Web ecc.) e, in certi casi, uno o più server pubblici (posta elettronica, sito web ecc.).
Il personale tecnico che gestisce i sistemi può essere una figura interna "riadattata" per l'occasione, in quanto più competente di altri nell'uso dei computer o qualcuno con competenze specifiche e approfondite.
In molti casi ci si avvale del supporto di fornitori esterni per soluzioni informatiche, assistenza e consulenza.

VANTAGGI
- Il costo delle licenze. Inutile sottolinearlo, tutti i principi di libertà di utilizzo e le precisazioni sulla natura della GPL, di fatto impallidiscono di fronte alla prospettiva che Linux è gratis. Si possono installare tutte le versioni che si vogliono tutte le volte che si vuole, almeno per quanto riguarda i prodotti standard per le distribuzioni più comuni. Notare che non tutte le distribuzioni Linux sono sempre gratuite ed hanno termini di licenza che ne permettono il libero utilizzo e duplicazione.
- Il costo del software, per quanto questo rientri parzialmente sul punto precedente, va sottolineato che di Linux non è gratis soltanto il sistema operativo strettamente parlando, ma anche tutti gli applicativi più diffusi: strumenti di Office Automation, grafica, web design, tool si sviluppo, uso di Internet ecc.  
- Il costo dell'hardware necessario per supportare il sistema operativo è generalmente più limitato, in particolare per server o router/firewall basati su Linux. Su sistemi Desktop, invece, le esigenze sono paragonabili a quelle di Windows.
- L'aggiornamento è gratuito, non si è costretti ad aggiornare ogni pochi anni il parco macchine o a sottoscrivere un contratto di abbonamento per il software, anche se Linux commerciali hanno adottato una logica di licencing basata su "abbonamenti" a servizi online di aggiornamento.
La compatibilità verso il passato sui formati dei file è maggiormente garantita dal rispetto di standard aperti.
- Il sistema è più stabile e longevo. E' difficile vedere Linux bloccarsi completamente, sia su un server che su un client. Se questo succede spesso il motivo va ricercato in qualche malfunzionamento dell'hardware (memoria, riscaldamento processore ecc.). E' inoltre meno soggetto ad una progressiva "degradazione" dell'integrità generale del sistema, con il passare del tempo e l'utilizzo. Un sistema Windows, a suo modo, invecchia con l'uso e tende a diventare gradualmente più pesante ed instabile (voci di registro orfane, programmi poco utili caricati all'avvio ecc.).
- L'amministrazione remota e la gestione del parco macchine è facilitata dalla possibilità di gestire l'installato via console remota, di aggiornarlo automaticamente senza disservizi e downtime, di redistribuire in modo piuttosto semplice su un parco macchine vasto anche software custom.
- La sicurezza è migliorata, soprattutto sul lato desktop, dove virus, worm, spyware e dialer non costituiscono, quantomeno per il momento, un pericolo reale.
- Si utilizzano standard aperti non proprietari, non si è vincolati ad un singolo fornitore e alle sue politiche di lock-in per trattenere clienti. Questo vale sia per il prodotto che per i servizi accessori e l'assistenza.
- La migrazione è trasparente sul lato server, richiedendo solo l'intervento su sistemi centralizzati e basandosi su software Open Source che ormai garantisce grande interoperabilità con il mondo Windows (in questo Samba è un elemento chiave).
- E' possibile preservare l'investimento fatto sul software Windows esistente con strumenti quali Rdesktop (Terminal Service Client per Linux) e Wine (una implementazione OpenSource delle API di Windows che di fatto permette di eseguire molti programmi di Windows sotto Linux, a velocità simili (non si tratta di una emulazione software), mantentendo compatibilità molto buona, suppur non assoluta).
- Non si rischiamo multe per l'uso di software copiato (o clonato). Non c'è l'incubo, a volte creato con pubblicità aggressive e in parte fuorvianti, di incorrere in gravi sanzioni per aver installato più o meno consapevolmente una copia di troppo di Windows o di un qualsiasi programma (magari solo per prova o per momentanee necessità contingenti) o perchè un dipendente ha autonomamente installato software non originale.
- E' possibile percorrere migrazioni graduali da un network basato su Windows ad uno basato su Linux. In questo senso l'adozione di software Open Source disponibile sia su Windows che su Linux può essere un primo passo: applicativi di uso comune come OpenOffice, Firefox/Mozilla, Thunderbird possono da subito essere usati su desktop Windows per abituare gli utenti alle loro interfacce (generalmente simili alle controparti Microsoft), inoltre esistono tecnologie (NoMachine, realizzata da italiani, ora integrata in KDE, per esempio) che permettono di eseguire in modo trasparente all'utente da un ambiente Windows una applicazione remota che gira su un server Linux.

Precisazioni
Alcune dei vantaggi riportati sono di fatto possibili e forniscono le loro migliori prospettive in installazioni e migrazioni fatte allo stato dell'arte. In particolare la migrazione sul lato client va considerata con molta attenzione e per essere il più possibile indolore:
- Il sistema informatico (gestionali vari) dovrebbe essere basato su web, mainframe o comunque su sistemi centralizzati in modo tale che non ci debbano essere applicativi custom da migrare o emulare ma soltanto un interfaccia utente basata su software dalle funzionalità note (browser, client di posta, terminale ecc.);
- Il parco macchine è meglio che sia simile, in termini di hardware e uguale in termini di distribuzione e versione utilizzata;
- Va assolutamente previsto un sistema centralizzato di aggiornamento del software automatico, amministrazione e gestione remota, delivery di software aggiuntivo (su Linux questo è possibile senza costi per prodotti particolari e con sforzi tecnici relativamente limitati);
- E' possibile, in certi casi auspicabile e necessario, mantenere ambienti ibridi. In particolare il lato server è la prima parte da considerare per una migrazione in quanto può risultare trasparente agli utenti, mentre il lato client va gestito con attenzione e adeguata preparazione.

SVANTAGGI
- Per quanto siano stati grandi i progressi e sia stata comunque raggiunta una certa maturità, sul desktop Linux è ancora indietro rispetto a Windows in quanto a facilità d'uso, supporto di periferiche, integrazione degli strumenti comuni e accessibilità da parte di personale non esperto.
- Una migrazione sul desktop può essere difficile e problematica, sia per la resistenza degli utenti, sia per le obiettive difficoltà a cui può andare incontro personale inesperto, senza opportuna e comunque costosa formazione, sia per le difficoltà potenziali di scambio documenti con partner commerciali (gestire documenti .doc sotto Linux è possibile, ma la compatibilità non è completa). E' un costo iniziale che va preventivato e risulta attenuato da una adeguata preparazione e dalla buona predisposizione degli utenti.
- Il parco software è più limitato, per quanto la varietà di applicazioni Open Source e anche commerciali sia notevole, Linux, su alcuni settori in particolare, manca della completezza di alcuni programmi disponibili su Windows: in particolare nelle aree del Publishing (nulla di paragonabile a Xpress o Illustrator), della grafica (Gimp è un ottimo prodotto, ma non vale un Photoshop), del web design (Dreamweaver è ancora inarrivabile) e della musica professionale. Gli strumenti Office di base (Editor di testi, foglio di calcolo ecc.) alternativi a MS Office (OpenOffice, Star Office, KOffice... ) sono comunque ottimi e sicuramente all'altezza per tutte le funzioni comuni e di fatto maggiormente utilizzate.
Il vero problema emerge quando si deve lavorare su formati proprietari Microsoft, per i quali la compatibilità è buona ma non ancora ottimale e si possono avere problemi nella conversione dei documenti.
- Maggiori costi di supporto e assistenza sul desktop da parte di consulenti e fornitori esterni sono inoltre prevedibili, almeno in una fase iniziale o in assenza di forti competenze interne su Linux. Questo fattore è destinato a scendere con il tempo e l'aumentare degli skill interni (eventualmente tramite corsi di formazione, che comunque costituiscono un costo).
- Il parco delle distribuzioni Linux è frammentato al punto che adottare su sistemi client diverse distribuzioni Linux può rivelarsi problematico, sopratutto in aziende dove non esistono adeguati skill interni. Esistono situazioni paradossali, per esempio, in cui lo stesso documento creato con OpenOffice, anche in versione PDF, viene visualizzato in modo diverso su distribuzioni diverse: questo può essere inaccettabile e conferma la necessità di mantenere un parco macchine allineato.
- La minaccia SCO. Francamente non sarebbe il caso di considerare la guerra che SCO sta facendo a Linux e all'OpenSource (mascherata da battaglie legali a IBM e altre società) come una seria minaccia o svantaggio per chi lo utilizza. Chiunque abbia seguito le vicende ed abbia un po' di conoscenze tecniche sull'argomento si rende conto che SCO sta facendo un inaccettabile "terrorismo propagandistico" che di fatto ha danneggiato l'adozione di Linux su larga scala.
Anche se il caso si sta sgonfiando, il problema non è di sostanza ma di apparenza e in alcune società si aspetta a valutare Linux come alternativa a Windows perchè non si sa ancora come potrà essere il futuro di Linux e se per il suo utilizzo si debba pagare qualcuno che ne rivendica i diritti. Va considerato che, proprio per far fronte a questa (remotissima) prospettiva, varie società che distribuziono Linux, fra cui RedHat e Novell, offrono copertura legale da eventuali recriminazioni SCO per chi compra i loro prodotti.

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